Ciao Pindaro

Pubblicato su Sciare magazine, 15 novembre 2022

Ci chiamano Pindaro, quando vogliono ridimensionarci, per certi voli alti e poetici che, come lui, talvolta facciamo, parlando dello sci e del suo futuro. Ci chiamano così, noi che facciamo i presidenti di club o i direttori di scuola di sci, che siamo presidenti di comitati o di collegio o che in qualche modo abbiamo a cuore il mondo della neve e il suo progresso. Ci chiamano Pindaro, perché con i pensieri e le parole voliamo alto, staccandoci dagli accadimenti e dalle incombenze d’ogni giorno. Dovremmo prendercela per essere chiamati così, invece è il più bel complimento che ci possano fare. Perché Pindaro sono stati tutti i visionari che hanno fatto grande lo sci.

Pindaro fu l’abate Francesco Neri, quando nel 1663 partì dalla sua Ravenna per conoscere il grande nord e, così, essere il primo a raccontarci la pratica dello “ski”; e Pindaro fu quel pittore pazzo di Matthias Zdrasky che nella sua capanna a Lilienfelder pensò di bloccare il tallone allo sci inventando il discesismo; ma Pindaro fu anche Adolfo Kind, quando nell’inverno del 1897, senza badare a spese, si procurò dalla Svizzera un paio di sci compiendo le prime curve sulle nevi italiane e, Pindaro, senza dubbio, fu anche suo figlio Paolo, che assieme ad alcuni amici fondò il 21 novembre del 1901 lo Ski club Torino, primo sci club italiano e ventisettesimo della storia mondiale. Così come Pindaro furono anche i 3 presidenti di sci club, Torino, Milano e Roma, che costituirono l’Usci, l’Unione sci club italiani. Era il 1908 e quello fu il primo passo per la nascita della FISI. Certamente fu un colpo d’ala pindarico anche quello di Renato Ricci che nel 1933 unì le Federazioni del ghiaccio con la Federazione sci, che era nata nel 1920, dando vita alla FISI come la conosciamo noi oggi, Federazione di tutti gli sport della neve; e Pindaro fu l’ingegnere Pietro Ghiglione che diresse, nell’inverno del 1933, le prime selezioni per maestri di sci, così come Pindaro furono i magnifici 9 maestri scelti – tre toscani (Zeno Colò, Gino Seghi, Rolando Zanni) tre veneti (Abino Alverà, Italo Soldà, Renato Valle) due altoatesini (Francesco Freund, Ermanno Nogler) un piemontese (Marcello Paltrinieri) – che scrissero la prima progressione tecnica, la quarta a livello mondiale, iniziando la gloriosa storia dell’eccellenza tecnica italiana; e Pindaro fu anche quel gruppo di maestri che nel 1963 fondò l’AMSI, la quale fece uno dei voli più arditi e belli e riusciti di sempre, planando sulla Legge quadro n° 81 del 8 marzo 1991, che istituì i Collegi in modo che i maestri di sci da ambulanti divenissero, come è giusto che fosse, professionisti della montagna invernale; Pindaro fu chi inventò la prima slittovia, che divenne skilift e poi, staccandosi da terra, seggiovia e quindi funivia; chi concepì i battipista in grado di trasformare i pendii più ripidi in piste mozzafiato, e chi, perfino, pensò a sostituirsi al tempo meteorologico, inventando la neve artificiale.

Dietro a ogni curva di oggi c’è uno stupefacente colpo d’ala di ieri. Se è vero, che non tutti i voli sono andati a buon fine, che molti sono rimasti a volteggiare in aria o, peggio, sono rovinosamente precipitati a terra, è altrettanto vero che tutto quello che lo sci è oggi, ha la sua origine nella fantasia, nell’intuizione, nel colpo di genio, in un pensiero alto come un volo pindarico.

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