Se lo dice la Bibbia

Pubblicato su Sciare, 15 ottobre 2022

Che non sarà un inverno facile, lo sappiamo da quando abbiamo smesso di credere alle vacche del famoso sogno. Quello che è raccontato nella Bibbia, nel libro del Genesi, e che gli economisti da sempre hanno utilizzato per spiegare le alternanze tra periodi di crescita e periodi di recessione. Sette vacche magre per sette anni di carestia e sette vacche grasse per sette anni di prosperità. Un equilibrio che ci faceva vivere pieni di speranza anche nei periodi più bui: sempre agli anni difficili seguono quelli buoni, che saranno non meno degli altri.

Se così dice la Bibbia, sarà pur vero, ma noi sciatori non possiamo non constatare che le stagioni di vacche magre si stanno infilando una di seguito all’altra in un totale ben maggiore delle bibliche sette.

È dal 2007 che per comperarci uno skipass si pena! Allora fu colpa delle banche. Si erano fumate i soldi dei cittadini. Toccò agli Stati salvarle, ma questo mise in crisi la finanza pubblica. Quindi per salvare i conti degli Stati, non ci fu altro modo che indebitare gli stessi cittadini i cui conti erano stati azzerati dalle banche. Le porte delle stalle delle vacche magre allora si spalancarono come non mai, dando inizio al tempo dei sacrifici, tasse più alte e pensione mai. Si disse che per il bene collettivo si poteva, ovviamente, andare a sciare di meno. Poi è arrivato il Covid e il tristemente noto lockdown. Questa volta si disse che per la salute pubblica si poteva, ovviamente, non andare a sciare affatto. Poi, e ciò da un po’, c’è il meteo impazzito. Filotto d’inverni con scarse precipitazioni ed estati eccessivamente calde che annientano la bellezza suprema dei ghiacciai. Adesso è la volta delle grandi speculazioni sul prezzo dell’energia, che hanno alzato i costi a livelli folli, capaci di far chiudere gli impianti di risalita e quelli di produzione della neve quanto di fermare i gatti delle nevi e le auto degli sciatori in viaggio verso la montagna.

Se credessimo ai complotti, questo sarebbe il caso di riconoscere un complotto contro lo sci. Qualcuno vuole estinguerci. Quindici anni di sistematici attacchi finanziari, epidemici, meteorologici, economici. Una tempesta perfetta e micidiale. Ci manca solo che cada un meteorite, come fu quella volta per i dinosauri.

Eppure, ecco la notizia, non molliamo. “Vincer bisogna la sorte durando” (Virgilio, Eneide, V, 710). Siamo sciatori da seimila e cinquecento anni. Lo sci è tra le prime dieci invenzioni dell’uomo. Ha la stessa età della pesca e della scrittura. Ciò vuol dire che ne abbiamo viste tante e tante in oltre sei millenni di storia e se alla fin fine siamo ancora qui, a scivolare meravigliosamente sulla neve, qualcosa pur vuol dire.

Per esempio quello che è stato detto per i coloni dell’Oregon, “i pavidi non sono mai partiti; i pavidi non hanno mai imparato a sciare, i deboli non son mai arrivati; i deboli hanno cambiato sport”, gli altri siamo noi, i coraggiosi e i forti, che andranno avanti per altri seimila e cinquecento anni.

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