Diventare Maestri di sci è una vocazione senza “se” e senza “ma”

Pubblicato su Sciare, 1 novembre 2022

La ragione per cui si diventa maestri di sci è, tutta e solo, nella passione di esserlo. Sembra una contraddizione, l’oggettiva ragione spiegata con la soggettiva passione, invece non lo è. Nessuno mai è diventato maestro per un motivo che non fosse quello di un intimo desiderio di esserlo. Il denaro, la carriera, il prestigio sociale, le ben note motivazioni di tante scelte, in questo caso, non c’entrano. Si diventa maestri per vocazione, per spinta interiore, per essere quello che idealmente si vorrebbe essere: tutte motivazioni che potremmo definire, senza timore di cadere in contraddizione, oggettivamente soggettive.

Ragioni dell’io, quindi, sono quelle che portano un giovane a diventare un maestro di sci. E questo è stato da sempre, fin da quando, 90 anni fa, inverno del 1932/33, si tennero le prime severissime selezioni per maestri di sci. Ben 110 furono i giovani che da un po’ tutte le montagne d’Italia salirono sullo Stelvio nel giugno del 1933 per sottoporsi alla selezione per accedere al corso per maestri. Tutti ce la misero tutta per superare l’esame. Ma solo in 6 ebbero accesso al corso. Gli altri 104 tornarono a valle con una delle più cocenti sconfitte della loro giovane vita. Ecco da dove origina la grandezza che aleggia attorno al maestro di sci. Dietro al titolo non c’è convenienza o posa, ma un individuo con la propria storia, le proprie abilità e il proprio carattere. Il maestro è l’uomo e viceversa. Il titolo di maestro, allora, è una parte imprescindibile di sé, un tutt’uno di se stessi nel mondo reale. Tanto che una critica per una discesa mal fatta è sentita come un attacco personale, quasi una negazione al proprio diritto d’esistere.

In questa profonda immedesimazione tra ciò che si è e ciò che si fa, si comprende perché il maestro di sci è definito propriamente un “professionista”, parola bellissima e nobilissima che deriva dal latino “pro fide” e ha il significato di “degno di fede”.

Il maestro di sci merita in pieno la nostra fiducia perché quello che insegna, il modo in cui scia non sono mere prestazioni lavorative, ma espressioni autentiche di quello che lui stesso è. Della sua infinita passione per lo sci. Così si seguono le sue scie giù per le piste nere con cieca fiducia, come si ingerisce la medicina prescritta dal medico, anch’egli per definizione un professionista, senza prima farla esaminare in un laboratorio chimico. I professionisti propriamente tali sono coloro a cui ci affidiamo senza “se” e senza “ma” perché dietro al loro titolo ci sono prima e sempre loro stessi.

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