Quella curva lì

Pubblicato su Sciare Magazine, gennaio 2022

Secondo lui, la curva perfetta, la si può solo fare su una stretta lingua di neve che finisce nel mare. Lui è Giorgio Daidola, mitico maestro di sci, autore di una storica discesa con la tecnica dell’angelo, il Telemark, da una delle 14 montagne più alte della Terra, il Shisha Pangma, e di altre infinite imprese nel segno della ricerca della curva perfetta. Perché per Giorgio quella curva lì, quella che tutti cerchiamo sulle piste del mondo, ragione prima e unica e alta della nostra passione di sciare, è quella che finisce esattamente con la lamina dello sci esterno che accarezza il pelo dell’acqua, congiungendo montagna e mare. L’assoluto verticale con l’assoluto orizzontale. Che sono le due linee della sua vita. Il sistema cartesiano entro cui disegnare la curva perfetta. Giorgio è maestro di sci e alpinista ma anche uomo di mare. Così nel gennaio del 2020, mentre noi andavamo a sciare, lui è salpato dalle Canarie per raggiungere Capo Verde e da qui compiere il grande salto fino all’arcipelago delle Granadine, dall’altra parte dell’Atlantico, dopo un lento avvicinamento, iniziato a Finale Ligure quasi cinquant’anni prima, che lo ha portato, estate dopo estate, a toccare ogni costa e isola del Mediterraneo.

Un navigare omerico che nel luglio del 1976 lo aveva condotto sul punto di compiere la curva perfetta. Nell’arcipelago delle Eolie era sceso con gli sci dalla Sciara del Fuoco del vulcano di Stromboli. Dalla cima all’acqua. Perpendicolarmente. Ora la sua ricerca l’ha portato al di là dell’Atlantico, per lingue di neve del Grande Nord che s’immergono a piombo nell’Oceano artico, come racconta in un libro affascinante dal titolo emblematico: “la chiusura del cerchio”.

Ma Giorgio non è solo uno sciatore e un marinaio, è anche un pensatore dello sci (insegna economica all’Università di Trento) e se ancora non ha trovato la curva perfetta, ha da tempo formulato il suo pensiero perfetto sull’economia dello sci. Secondo il quale la prosperità del nostro sport e il suo futuro sono tutti nell’equilibrio del suo delicatissimo sistema. Si deve insomma capire che prospera la grande stazione, se prospera la piccola stazione; prospera l’impiantista, se prospera il maestro di sci; prospera l’albergo, se prospera l’affitta camere, ma anche l’alimentare e il giornalaio del paese alpino; prospera la scuola di sci, se prospera lo sci club e viceversa. Il mondo della neve deve fare sistema, sostenendosi reciprocamente nello spirito della passione per la montagna. Solo così si avrà un futuro felice. Perché, ci dice Giorgio, anche nelle attraversate atlantiche dove si è soli in mezzo al mare più grande, è la felice cooperazione degli elementi coinvolti – uomini e barca e organizzazioni portuensi – più che l’efficienza del singolo elemento a fare la differenza.

torna alla lista articoli


Leave a Reply