Se lo ha scritto Dante…

Pubblicato su Sciare, ottobre 2021

Nell’anno in cui un italiano, il professor Parisi, vince il Nobel per la Fisica per aver scoperto tracce di ordine tra sistemi complessi di per sé disordinati, gli sciatori italiani, al contrario, devono adeguarsi al disordine di ciò che è sempre stato ordinato. Dopo più di un anno di stop-Covid, il mondo della neve ha perso l’ordine ancestrale e riposante della sua normalità. Fatta di impianti aperti alla mattina presto, di sciatori liberi e sorridenti, di maestri di sci con spavalde scolaresche sulle code dei propri sci, di boccali pieni di birra e di fumanti salsicce alla brace nel caldo dei rifugi di montagna. Improvvisamente, la scorsa stagione, ci siamo trovati con gli impianti chiusi, gli sciatori imbronciati costretti al divano, i maestri senza sci e senza allievi, i rifugi sprangati. Non era mai accaduto da quando in montagna nevica.

Così all’alba di una nuova stagione, quello che prima era nell’ordine naturale delle cose, adesso non lo è più. E gli sciatori, un po’ di timore, ce l’hanno.

Eppure tutti sappiamo che solo sciando il prossimo inverno, avremo modo di dimenticare per sempre questa pandemia, che ha messo tutti contro tutti. Perfino il candido mondo dello sci ha avuto le sue tensioni tra quelli dei pali, che potevano sciare, e quelli della pista libera, che non potevano, i quali, il prossimo inverno, vorranno riprendersi tutto quello a cui la scorsa stagione hanno dovuto rinunciare. Il Covid ha diviso gli sciatori come ha diviso gli Stati. In Italia lo scorso anno non si è sciato, mentre nella confinante Svizzera, sì; in Italia e in Austria il prossimo inverno si scierà con il green pass, mentre nella confinante Svizzera, no.

Ma non perdiamoci d’animo. Si tratta di un disordine passeggero o, come spiega il neo premio Nobel italiano per la Fisica, un disordine apparente, perché lo sci, in sé, è cosmo e tornerà presto al suo antico ordine, per il quale, come già insegnava Dante, il cambio di direzione tra una curva e l’altra è passare “il punto/ al qual si traggon d’ogni parte i pesi” mentre la chiusura di curva è una combinazione perfetta tra il corpo che “come arco, il volto al piè rinverte”, in gergo inclinandosi disassa, e il peso che va prevalentemente sullo sci esterno, “sì che il piè fermo sempre era il più basso”.

Non c’è dubbio, scieremo ancora come sempre, con la passione di sempre.

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