Lo sci Azzurro rosa

Pubblicato su Sciare, 15 gennaio 2020

Superata metà dell’attuale stagione agonistica, lo sci Azzurro è decisamente rosa.
Con l’eccezione del grandissimo Paris, che si riconferma il discesista più forte del momento nel panorama mondiale e il più forte di sempre nella storia dello sci Azzurro, sono state le donne dello sci italiano ad averci donato le emozioni più entusiasmanti di questa stagione agonistica. Vittorie e piazzamenti sono stati all’ordine del giorno. Una continuità di rendimento impressionante. Da record! Tanto che troviamo le Azzurre ai vertici delle varie classifiche di specialità e anche della Coppa del Mondo generale.
Se lo sci Azzurro-rosa ci ha dato grandi soddisfazioni sul piano dei risultati, non di meno è stato lo spettacolo, che è fatto di tensione agonistica e di grande tecnica sciistica. Lo sci Azzurro-rosa è proprio bello. Veloce, aggressivo, tecnicamente ineccepibile… come quello maschile.
Che alle donne riuscisse bene lo sci, se ne era accorto anche il vecchio Arnold Lunn, il padre dello sci alpino. Fu il primo a capire che lo sci agonistico si addiceva perfettamente al genere femminile. Era il 1928. La Fis vietava alle donne la partecipazione alle gare. A Zakopane, Polonia, si disputava il quarto concorso Fis. Lunn chiese di iscrivere due atlete inglesi. La Fis glielo negò. Lunn sapeva che la storia dello sci sarebbe dovuta passare prima o poi attraverso quella partecipazione. E decise che quello era il momento giusto. Ingegnò un imbroglio. Le fece partire vestite da uomini. Su 45 partenti, la Elliott e la Sale-Barker arrivarono rispettivamente quattordicesima e quindicesima. La Fis dovette ricredersi.
Penso a questo e mi vengono in mente due cose, in qualche modo collegate. La prima: la sfida uomini-donne sugli sci ha quasi 100. La Vonn, quando era nel pieno della sua forma, avrebbe voluto sfidare gli uomini-jet nella pista di Lake Louise. E lanciò la sfida. I discesisti l’avrebbero volentieri accettata, se poi l’eventuale rivincita si fosse disputata sulla Stelvio o sulla Streif. La sfida non si fece mai. E questo perché le donne sciano tecnicamente bene come gli uomini e possono anche competere con loro in alcune piste, ma non in tutte. Dove vi è richiesta una forza mostruosa come a Bormio o a Kitzbuhel le cose, per natura, necessariamente cambiano.
La seconda. Quest’estate si sono disputati i mondiali femminili di calcio. Se ne è parlato tantissimo al punto che sembravamo tutti pazzi per il calcio in rosa. Ebbene, oggi, non è nemmeno confrontabile il calcio femminile con lo sci femminile. Dove nello sci è possibile vedere analogie con lo sci praticato dai maschi, ovvero chi guarda una gara di entrambi i generi vede comunque e sempre una grande performance sciistica, nel calcio la differenza è abissale. Altra velocità, altra copertura del campo, altra efficacia di tiro. Altro spettacolo.
Le calciatrice allora dovrebbero imparare dalle loro colleghe sciatrici, che sciano su pendii e tracciati e con materiali a misura, e quindi studiare campi da calcio, caratteristiche del pallone e dimensioni delle porte opportune per loro, affinché una ciabattata qualsiasi non finisca sempre inesorabilmente in goal.
Lo sci insegna che l’azzurro-rosa non è una contraddizione, tanto meno una sfida, ma qualcosa di straordinariamente bello e vero. Infatti l’azzurro-rosa esiste in natura. Sono i colori del cielo al tramonto nelle stagioni miti, sono i cieli bellissimi dipinti dal Giorgione… è lo sci bellissimo delle nostre atlete.

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