Valdagno è bella, ma…

Pubblicato su “Sei di Valdagno se…”, giugno 2019

Valdagno è bella. La sua valle, i suoi edifici storici, le sue piazze, le sue contrade sono belle. Valdagno ha anche una storia prestigiosa di cultura e d’impresa. A leggere il libro del Mantese che la racconta dal medioevo agli anni Sessanta del secolo scorso viene voglia di avere anche il suo proseguo: un libro che raccontasse gli ultimi 50 anni di Valdagno dal 1968 ai giorni nostri. Paesaggio e storia a Valdagno ci sono e sono belli e importanti. Ciò che manca, e di cui potremmo avere un certo bisogno, è un simbolo del luogo, un segno che sappia richiamare la storia e il paesaggio di Valdagno.
Perché i simboli servono a questo: a fare comunità, legando spiritualmente assieme persone diverse le une dalle altre. Simbolo è la Basilica palladiana per Vicenza, il Ponte degli alpini per Bassano, le mura per Marostica, oppure le terme per Recoaro, gli alpeggi per Asiago, il lago per Lavarone. Simbolo è ciò che appartiene a tutti; ciò in cui tutti si possono riconoscere e così sentirsi parte di una stessa storia, di uno stesso territorio.
In passato Valdagno ha provato a darsi un simbolo scegliendo l’agnello, che ricordava anche il nome della città.
Poi, perché tutti vi lavoravano, valore simbolico lo assunse anche la Grande Fabbrica e, perché unica montagna del territorio, anche Marana, ma né l’agnello, né la Fabbrica, né Marana s’imposero come simboli identitari di Valdagno e così, oggi, malgrado la sua illustre storia e il suo bel territorio, Valdagno non ha un simbolo, che sarebbe bello e bene avere.

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