La fine della guerra in Italia

Recoaro Terme, 12 aprile 2019

Questo libro, “La fine della guerra in Italia”, che in parte voi già conoscete per essere stato edito nel 1997 grazie all’interessamento dei Lions Club di Prien e di Valdagno, e che ora è riproposto in una nuova, arricchita ed elegante edizione, è un libro per tante ragioni straordinario, che mi onora di averlo nel catalogo della mia casa editrice. Anzitutto perché contiene un documento unico nel suo genere: la memoria degli ultimi mesi, potremmo dire fino all’ultimissima ora, del Comando Supremo Tedesco in Italia, scritta da un testimone d’eccezione, il colonnello generale Heinrich von Vietinghoff, comandante in capo della Wehrmacht a sud delle Alpi in quell’aprile del 1945. Vietinghoff ricostruisce, con il tono pacato e amabile di un ufficiale di carriera prussiano, a soli 5 anni da quei fatti, le febbrili e drammatiche vicende che precedettero e seguirono il bombardamento delle Fonti di Recoaro, in cui, dalla primavera all’autunno del 1944, il Feld maresciallo Kesselring aveva trasferito dal centro Italia il suo quartier generale.
Un documento, quindi, davvero unico, che, preceduto da quattro saggi storici, costituisce il corpus di una ricerca tra le più esaustive sui fatti e sui giorni che portarono alla fine della guerra in Italia: il bombardamento compiuto dall’aviazione statunitense il 20 aprile del 1945, cinquantaseiesimo e ultimo compleanno di Hitler, proprio sul complesso termale recoarese, il cui esito fu determinante per la liberazione di Milano e di Torino da parte degli uomini del Cnl, avvenuta solo pochi giorni dopo, il 25 aprile.
Lo scritto di Vietinghoff, quindi, è una lettura imprescindibile per lo specialista dello studio della Seconda guerra mondiale. I saggi che lo precedono e che, di fatto, ne favoriscono la piena comprensione, sono a firma dello studioso Peter Hattenkofer e degli storici italiani Massignani, Dal Lago e Trivelli. I quattro saggi contestualizzano in modo efficace ed esauriente il quadro storico delle vicende riportate da Vietinghoff. Essi sono stati pensati e disposti nel volume in modo da offrire al lettore un graduale avvicinamento al nucleo della ricostruzione effettuata dall’ex ufficiale tedesco. Con un effetto di zoom si va dal campo lungo del quadro bellico europeo, ricostruito nel saggio di Hattenkofer, al primissimo piano del bombardamento delle Fonti, studiato da Trivelli, passando per gli scritti di Alessandro Massignani sulla situazione bellica italiana e di Maurizio Dal Lago sulla presenza tedesca nella Valle dell’Agno dal gennaio del 1944 all’aprile del ’45. I quattro saggi risultano essere ciascuno per proprio conto i quattro capitoli sull’ultimo periodo di guerra in Europa, in Italia, nella Valle dell’Agno e, infine, nel cuore del comando tedesco a Recoaro. Una discesa verticale, a volo di bomba è il caso di dire, sulle vicende che determinarono la resa tedesca e la fine della seconda guerra mondiale in Italia.
Un libro, quindi, davvero straordinario, di respiro “europeo”, godibile anche per il lettore non specialista; un libro che ci fa capire come qui, a Recoaro, a due passi dal luogo in cui ci troviamo, si visse una pagina decisiva della storia mondiale.
La seconda guerra mondiale ebbe inizio e proseguì in nome di un’alleanza: l’asse Roma-Berlino-Tokio, il cosiddetto “patto d’acciaio” (il famoso RoBerTo) e si può dire che finì con tre bombardamenti, il primo dei quali è stato appunto quello delle Fonti di Recoaro il 20 aprile, il secondo quello di Berlino del 2 maggio e il terzo quello di Hiroshima e Nagasaki del 6 e 9 agosto del 1945. Tre azioni militari dal cielo che prepararono la fine della guerra in Italia, in Europa, nel Mondo.

Finora, però, il bombardamento di Recoaro, pur conosciuto dalla storiografia ufficiale, non ha mai avuto quella rilevanza di atto conclusivo che invece, di fatto, gli spetta, così come questo libro, da voi meritoriamente editato, afferma e dimostra con evidenza di dati. Per tutte queste ragioni questo è un libro importante, che va letto, studiato, sostenuto.
C’è, tuttavia, anche una ragione altra per averlo caro. Da queste pagine si può capire la storia, forse sarebbe meglio chiamarlo il destino, di Recoaro; in esse come anche in un altro libro di Giorgio Trivelli, “Recoaro, ultimo viaggio”, si comprende con chiarezza perché Recoaro ha in qualche modo disilluso la sua vocazione turistico-termale.
Emerge, infatti, da questi due testi come per ben due volte, nel secolo scorso, Recoaro ha subito, senza propria colpa, un duro affronto alla sua natura di centro termale. Dalla fine del ‘600 in poi, quando si scoprirono le sue acque minerali, e soprattutto nel corso del XIX secolo, Recoaro conobbe solo sviluppo e notorietà internazionale. Poi arrivò la guerra mondiale, la prima, con il vicino e rovente fronte del Pasubio. Gli alberghi di Recoaro furono trasformati in ospedali da campo e in ambienti destinati al primo soccorso per i soldati feriti al fronte, mentre le abitazioni degli affittacamere divennero alloggi per i militari.
La storia si ripeté 25 anni dopo, nel ’44, quando da parte tedesca fu scelta Recoaro, la sua orografia, la sua potenzialità alberghiera e soprattutto il suo complesso termale come la sede più opportuna per collocarvi il comando supremo della Wehrmacht. Se prima gli alberghi erano stati trasformati in ospedali, nel 1944-45 gli alberghi recoaresi divennero caserme, alloggi per ufficiali e truppe dell’esercito tedesco.
Per due volte, quindi, Recoaro fu tutt’altro che una località turistica-termale, amena e ridente.
Quando la guerra finì – la seconda s’intende – dalle ceneri di quel bombardamento si cercò di far ripartire il turismo termale, ma sotto quelle ceneri le tracce di una vera cultura termale erano quasi scomparse. Due, forse anche tre generazioni di recoaresi non avevano mai conosciuto le buone maniere proprie dell’ospitalità turistica, ma solo i modi spietati della guerra.
Tuttavia da quelle ceneri ormai inesorabilmente spente, si volle comunque riaccendere una proposta di termalismo che non fu mai all’altezza del proprio passato.
Con le dovute distinzioni, questo non accadde per Berlino. Da quelle ceneri, ceneri evidentemente di colpa lasciate al vento della storia, non si fece ripartire nulla. Oggi Berlino è una città moderna ed europea, una capitale continentale perché riprogettata ex novo. Anche Recoaro sarebbe stata diversa, io credo, se si fosse capito quale ruolo la storia aveva riservato ad essa nel secolo scorso, come questo libro e l’altro che vi ho citato raccontano.

Mi piace concludere con un’ultima riflessione: oggi l’Europa, l’idea di Europa, del mercato comune, della moneta unica, della libera circolazione delle persone e delle merci, valori in cui tutti abbiamo fortemente creduto, vive un momento di evidente, forte difficoltà.
Ebbene, credo che questo sia anche il momento per ribadire che l’Europa avrà un futuro se essa sarà primo di tutto un’Europa della cultura.
E non c’è dubbio che questo libro, per i suoi contenuti, per il modo in cui è stato pensato e anche per il modo in cui è stato editato da due Club amici e solidali, è un segno tangibile di quell’Europa dei popoli e delle culture che costituisce il valore primo e imprescindibile per una vera unione continentale.

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