Come fossimo telefonini

Pubblicato su Sciare, dicembre 2018

Da quando abbiamo gli smartphone in tasca, siamo tutti affetti dalla sindrome di aggiornamento, come fossimo anche noi qualcosa di tecnologico. Al pari dei nostri telefonini, siamo in continuo obbligo di aggiornamento. Pena, la disconnessione dal mondo. Professionisti, industriali, artigiani, commercianti, tutti dobbiamo continuamente aggiornarci sulle norme deontologiche di categoria, sul rispetto dei parametri di sicurezza, sulle tecniche di primo soccorso e su mille altri temi, più inventati che realmente necessari, per poter continuare a fare quello che facevamo benissimo anche prima, senza tutti questi assillanti e asettici aggiornamenti. A breve capiterà anche agli sciatori di dover dimostrare di essere aggiornati. Al momento dell’acquisto dello ski pass stagionale sarà obbligatorio esibire che si è in regola con il corso sulle norme da rispettare in pista; si dovrà possedere, se si scia con un minore, il certificato di Rspp (responsabile servizio prevenzione e protezione), mentre, se si scia in gruppo, quello di Rls (responsabile dei lavoratori per la sicurezza); ovviamente sarà obbligatorio quello di Bls (Addetto al Primo Soccorso). Se si dichiara poi di voler scendere anche dalle piste nere, in specie quelle da cardiopalma, allora occorrerà avere anche il Blsd che prevede la conoscenza dell’uso del defibrillatore. Infine non mancherà il Dpi (Dispositivi di protezione individuale) ovvero la certificazione che l’attrezzatura usata, dai guanti agli occhiali, dagli scarponi agli sci sia a norma e in perfetto stato. Il mondo va così, c’è poco da storcere il naso.
Oggi la conoscenza è un corso di aggiornamento permanente che si fa per imposizione dall’alto, vissuto, per la sua obbligatorietà, quasi sempre contro voglia, passivamente, come tutto ciò che ci viene ordinato. Sono i tempi presenti, lo stato della nostra civiltà, figlia del burocratismo imperante. Un tempo, invece, l’acquisire nuove conoscenze non si chiamava “aggiornarsi” e non era un obbligo e nemmeno si realizzava in quel modo asettico, programmato e minaccioso, da cyber civiltà, come oggi funzionano gli aggiornamenti software, ma si chiamava “informarsi” ed era un’esigenza dello spirito, che si sentiva dentro, che nasceva spontanea. Era il momento edificante della giornata, quando ci si riservava un po’ di tempo per leggere il giornale e la terza pagina, quella della cultura in cui c’erano gli articoli più pensati, che oggi non ci sono più; quando ci si buttava sul divano a leggere un buon libro.
Per ora lo sci non è ancora aggredito dalla sindrome dei certificati, dalla dipendenza degli aggiornamenti. Possiamo ancora informarci sul nostro sport preferito leggendo Sciare, confrontando millimetro per millimetro le sciancrature dei nuovi sci presenti nella Guida all’Acquisto. È un altro sapere, libero e vero. Godiamocelo tutto, finché resiste.

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