Piazza Sciare

Pubblicato su Sciare Magazine, 15 gennaio 2016

È una petizione, quella che segue. Quest’anno sono 120 anni che in Italia si scia. Era l’inverno 1896-97 quando Adolfo Kind cominciò a fare le prime curve sulle montagne attorno a Torino. Da allora lo sci italiano ha fatto cose strepitose. Ha vinto tutto, dalla Coppa del Mondo, ai Mondiali, alle Olimpiadi sia in ambito maschile che femminile; ha generato un’economia della montagna tra le più floride al mondo con comprensori sciistici e ospitalità alberghiera di assoluto livello; ha cresciuto una classe professionale, qual è quella dei maestri di sci, che, almeno tra quelle sportive, non ha pari. Lo sci italiano ha una storia secolare illustre e importante, metà della quale raccontata da Sciare. Eppure, se si va in giro per le strade dei nostri paesi alpini o se si scia sulle loro piste, per i nomi che le une e le altre hanno, non sembra che lo sci italiano abbia la storia che ha. Le strade si chiamano “via Roma”, “corso Trento”; le piazze: “Italia”, “Duca d’Aosta”, “Vittorio Emanuele”, hanno nomi d’ispirazione risorgimentale, quando non portano gli stessi nomi dei monti che le sovrastano: “via Cervino”, “piazza Dolomiti”, “piazza Brenta” come accade per i nomi delle piste: “Stelvio”, “Silvester”, “Gran Risa”, “Croda Rossa”. La storia dello sci non è nelle mappe dei paesi che hanno beneficiato dello sviluppo dello sci. A leggere i nomi di quelle vie, di quelle piazze, di quelle piste si potrebbe essere ovunque. In alcuni casi, perfino al mare: “Corso Italia” c’è a Cortina ma anche a Cagliari e a Napoli… Da quei nomi non possiamo risalire a nessuna storia del luogo, a nessun carattere, a nessun significato specifico, a nessun padre nobile. Sono indicatori asettici, generici, senza forza, senza fantasia. Leggendoli viene fuori un paese senza anima come i paesi alpini non sono. Allora, faccio una petizione: in questi 120 anni di sci italiano ogni paese alpino ha un proprio padre nobile che è stato decisivo per lo sviluppo dello sci nel suo paese. Ricordare quel padre e il suo operato dedicandogli una via, una pista, è una cosa buona e giusta. Perché è giusto riconoscere con un segno forte, qual è l’intitolazione di qualcosa, chi ci ha fatto crescere, chi ha elevato la cultura e la pratica dello sci tra le nostre montagne; perché è cosa buona poter ricordare per sempre, affinché sia da monito per noi tutti, che lo sci non è diventato grande da solo, ma grazie all’impegno e all’intelligenza di chi ha dedicato la propria vita per esso.
Allora apro la mia personale petizione: Sciare ha superato i 50 anni di pubblicazioni. Dello sci italiano è stato la voce. Il primo paese che arriva a intitolargli qualcosa, farà certamente una cosa buona e giusta.

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