La formula dello sci e della Coca Cola

Pubblicato su Sciare, novembre 2016

Lo Skipass di Modena è sempre lo Skipass di Modena, l’evento d’inizio inverno più sicuro di ogni altra apertura: tutti cominciamo da lì la nostra nuova stagione sciistica. Modena tiene, Modena funziona. Anche quest’anno c’è stata partecipazione e anche questa edizione è stata ricca d’iniziative. Tra le tante, quelle proposte della Fisi sono state rilevanti. Innanzitutto il congresso/aggiornamento allenatori. Un bel full immersion di biomeccanica con i massimi esperti a livello mondiale. E poi, la presentazione delle squadre Azzurre, con i campioni disponibili a incontrare il pubblico nel padiglione di casa Fisi. Tutto bello, tutto di alto livello, ma due riflessioni e mezza vanno pur fatte.
La prima, un congresso di allenatori ha in sé un’irrisolvibile contraddizione che ogni allenatore vive come una specie di provocazione alla propria intelligenza. Questa: ciò che tutti i tecnici vorrebbero conoscere – la formula magica della curva veloce – è ciò che nessun tecnico condividerà mai con un altro tecnico. Sia esso dello sci come di qualsiasi altro sport.
La ragione è palese. Nello sci vince il più veloce. La velocità è un prodotto della tecnica. Chi conosce la tecnica più efficace e sa applicarla, vince. Poiché a vincere è uno solo, è chiaro che non ha alcun senso condividere con altri, che sono in gara con il vincitore, ciò che ha determinato il suo successo. La formula della curva veloce è come quella della Coca Cola, un segreto professionale da tenersi ben stretto. Per cui ogni discorso tecnico sulla curva veloce non può essere che un vago girarci intorno, pieno di reticenze e furbeschi omissis, che, appunto, provocano l’intelligenza dell’interessato, il quale sa benissimo che di più non gli può esser detto.
Diverso è quindi il caso di un congresso di maestri di sci. Lì la discussione è sulla tecnica della curva sicura e divertente, dove vince chi fa sciare più persone possibili in sicurezza e divertimento. Siamo sullo stesso piano di un congresso di medicina. Lo scienziato, che ha trovato la cura per guarire una certa patologia, sa che divulgarla, al fine che più medici possibili ne conoscano i benefici per i loro pazienti, è la via che porta al Nobel.
Per uscire dalla contraddizione dell’aggiornamento/congresso allenatori bisognerà, allora, accettare il paradosso che tra allenatori si potrà parlare di tutto, fuorché di tecnica.
La seconda riflessione riguarda la sfilata degli Azzurri, che sono le star dell’evento fieristico. Ovvero le stelle che ammiriamo, come quelle del cielo, dal basso verso l’alto. In latino “stelle” si dice “sidera”. Il verbo italiano “desiderare” esprime l’attrazione che sentiamo per le stelle. Tutti desidereremmo sciare, vincere, vivere come loro. I nostri Azzurri sono stati disponibili dall’alba al tramonto nello stand della Fisi. Più o meno una decina di ore di sorrisi, autografi, selfing con i fan. Però, a una certa ora, per quanto giovani e forti, più o meno tutti davano evidenti segni appannamento. Se non era stanchezza, noia lo era certamente. Ecco, una stella velata e facilmente raggiungibile, perde la sua magia, diventa qualcosa di comune e non ci fa più sognare. I nostri atleti dovrebbero firmare solo qualche autografo durante il loro cammino lungo il red carpet che li porta al palco della loro apparizione e poi scomparire dalla nostra vista, per rientrare nel nostro immaginario come divinità dello sci, se vogliamo che il loro compito a Modena sia di farci emozionare. Obbligarli per 10 ore a bighellonare tra gli stand, è come farli scendere nel gigante di Solden con gli sci da principianti: per quanto bravi, come potranno farci vivere il brivido della vittoria?
La mezza, e ultima, riflessione è sul libro del nostro direttore, “La mia firma sulla neve, lo sci è un’opinione bianca”, che avrebbe meritato la sala Stricker per essere presentato adeguatamente proprio a quel vasto pubblico di allenatori che si aggiornavano. Dopo i cenni di biomeccanica con troppi omissis, sarebbe stato importante capire che l’aggiornamento di uno sport sta, prima di ogni altra cosa, nella capacità di pensare e scrivere (senza omissioni) il proprio presente.

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