La differenza è nel fare
Pubblicato su Sciare, gennaio 2014I maestri di sci del Veneto sono stati invitati a Venezia per accogliere la fiaccola delle Universiadi del Trentino. Gli organizzatori volevano che l’arrivo della fiaccola nella cornice unica di piazza San Marco avvenisse all’interno di un’altra, non meno suggestiva, cornice: l’arco di sci formato dai maestri di sci Veneti. Hanno avuto ragione. C’ero anch’io e vi assicuro che la scena, con il sole che calava sulla laguna e con Venezia che è sempre Venezia e con noi a sci alzati, è stata una scena straordinariamente spettacolare. I turisti giapponesi erano letteralmente impazziti, i veneziani che non si scompongono mai per nulla, ritenendo di aver già visto tutto e il contrario di tutto nella loro storia millenaria, sono stati anche loro esterrefatti da quell’invasione di sci in laguna. Poi, sotto l’arco di sci dei maestri Veneti, è passata la fiaccola portata da tre speciali tedofori: Gustavo Thoeni, Piero Gros e Paolo De Chiesa. I tre fenomeni della fenomenale Valanga Azzurra. Ebbene, la mia riflessione è questa: sono rimasto colpito, tanto che ne ho subito parlato al ritorno in traghetto con il mio presidente di Collegio e amico, Roberto Pierobon, di come i tre della Valanga Azzurra sapessero, a più di trentacinque anni dai loro successi, suscitare ancora emozione nei solitamente poco emotivi maestri di sci. Perché a turno ci siamo tutti fatti fotografare con De Chiesa, Thoeni e Gros, come oggi fanno i teenager con i divi dello spettacolo. Noi allora come i ragazzini che impazziscono per farsi lo scatto vicino al divo del Grande Fratello? Che cosa induce seriosi maestri di sci di una certa età a farsi immortalare con il campione di tanti anni fa? Forse l’idolatria per il mito è un eterno dell’uomo? L’attrazione irresistibile per chi ha avuto successo è un sentire universale? Allora i vari filosofi platonici o aristotelici non sono altro che dei fan ante litteram di Platone e Aristotele? I 12 apostoli il primo fan club? Poiché davvero faccio fatica a capire quei giovani che sgomitano per farsi fare l’autografo da un divetto ospite di Maria De Filippi, volevo almeno capire perché stimati maestri di sci hanno avuto piacere di farsi fotografare con gli ex della Valanga Azzurra. Volevo capire la differenza, se c’era una differenza. Indubbiamente l’ammirazione per chi ce l’ha fatta, è un sentimento che va riconosciuto; ed è un sentimento positivo. È giusto provare stima per chi ha fatto tanto e, nel nostro piccolo, tentare di emularlo. Ma il punto è proprio qui, nel verbo “ha fatto”. La differenza, tra i maestri che si sono fatti fotografare con Thoeni e fratelli di Valanga, e i giovani che impazziscono per gli attori del Grande Fratello, è che i primi ammirano un personaggio per le cose che ha fatto, per le gare importanti che ha vinto, per l’emozione che attraverso le sue vittorie ha donato; gli altri ammirano il personaggio per il solo motivo del suo essere stato una presenza televisiva. Ecco la differenza. I maestri vicino a Gros, a De Chiesa, a Thoeni avevano ben presente le loro vittorie, anzi prima venivano le loro discese e poi i loro volti sotto la maschera e il berretto, mentre i giovani fan dei personaggi televisivi non sanno nulla della ragione per cui i loro divi sono in tv, dato che non c’è nessun’arte che li abbia portati lì. Se i maestri riconoscevano in quei vecchi campioni il talento del loro saper fare e parlavano del centesimo che Thoeni, specialista dello slalom, aveva preso dall’imbattibile Klammer nella discesa più difficile della Coppa del Mondo, la Streif, il 18 gennaio del 1975; oggi i giovani riconoscono dei loro idoli solo l’apparire senza ragione, senza arte, senza talento.
Capito questo, il presidente Pierobon e io ci siamo rasserenati ad ammirare la laguna al tramonto.
“sono stati anche loro esterrefatti da quell’invasione di sci in laguna”
Avrei detto che ci andava un “rimasti” anziché “stati”…
Ciao bestia, come stai? Spero che i commenti siano controllati, prima della pubblicazione…
Nicola