La scuola del miglioramento

Pubblicato su Sportivissimo, settembre 2102

È iniziata la scuola ed è ancora la scuola di sempre: tutto studio e niente sport. La storiella che in questi casi si racconta, è famosa: se rinascesse Meucci, inventore del telefono, non saprebbe come usare l’iPhone; se rinascesse Croce, uno dei padri del sistema scolastico italiano, si troverebbe perfettamente a suo agio seduto in cattedra. Il mondo è cambiato, la scuola evidentemente no. Siamo ottocenteschi e incredibilmente anticlassici come nessun altro e consideriamo ancora lo sport il nemico numero uno di ogni studente! Più dell’iPod, più di Facebook e di qualsiasi altro, questi sì, veri perditempo dei giovani. Nella sua interessante tesi di maturità, Federica Negrini, studentessa del liceo classico di Milano e al tempo stesso sportiva di livello internazionale, s’interroga su cultura e sport, ripercorrendo la nostra tradizione colta dagli antichi greci fino, prodigi di Internet, a queste nostre pagine per mettere in luce come nella storia dell’occidente lo sport sia stato considerato una pratica altamente formativa dell’individuo. La sua conclusione è brillante: quando si fa sport, la testa rimane comunque attaccata al corpo. Per dire che lo sportivo è un essere pensante che ragiona anche quando sembra che muova solo i muscoli.
Diversamente dai padri fondatori dell’Italia e del suo sistema scolastico, quelli dell’America avevano una cultura più classica e meno romantica e hanno da subito inserito lo sport nella formazione dei loro giovani. Nelle Hith School e più ancora nei College lo sport è praticato a livello agonistico. “Agonistico” viene da “agone”, ovvero il luogo in cui nell’antichità avvenivano i pubblici incontri e i pubblici confronti. Ogni confronto stabilisce un vincitore. Da allora, per emergere nell’agone, gli uomini hanno sviluppato il cosiddetto spirito agonistico, quel motore interiore che li spinge a cercare con determinazione il proprio miglioramento. Per insegnare l’arte di diventare più bravi gli americani hanno voluto inserire lo sport agonistico nel loro sistema universitario come scuola del miglioramento. Chi studia facendo dell’agonismo impara due cose: a comprendere e a migliorarsi. Quando sarà laureato, sarà un dottore agonale con dentro di sé la voglia di diventare il più bravo di tutti nella sua professione. Una nazione che ha professionisti in continua ricerca del proprio miglioramento è una nazione che vince su quelle che hanno professionisti seduti sulla gloria del loro pezzo di carta.
Nel romanzo più famoso di Scott Fitzgerald, “Il grande Gasby”, nelle pagine finali, quando Gasby è morto e di lui si sta celebrando il funerale, il padre di Gasby mostra al narratore un libro sulla cui ultima pagina il giovane Gasby aveva scritto la “sua formula” per diventare “grande”. La “formula” è suddivisa in due schede, le trascrivo con qualche commento. La prima porta il titolo ORARIO: “Sveglia 6.00”, (come quando si va a sciare per esempio); “esercizi coi manubri e al muro 6.15 – 6.30”; “studio dell’elettricità ecc. 7.15 – 8.15” (evidentemente nei primi anni del Novecento, l’elettricità era il tema del futuro). “Lavoro 8.30 -16.30” (Gasby era meno fortunato dei giovani di oggi e doveva guadagnarsi da vivere). “Baseball e sport vari 16.30 – 17.00”. “Esercizi d’eloquenza e di contegno e come migliorare 17.00 – 18.00; studio d’invenzioni utili 18.00 – 19.00”.
Se rileggete, è un’alternanza continua di sport e studio. Poi c’è una seconda scheda, intitolata DECISIONI GENERALI. Al primo punto dice: “non sprecare tempo con Shafter e un nome illeggibile” (roba come Facebook e le centinaia di falsi amici che vi sono); “smettere di fumare e di masticare gomma”; “fare il bagno un giorno sì e uno no”; “leggere un libro o una rivista istruttiva alla settimana”; “risparmiare 5 dollari (cancellato) 3 dollari alla settimana”; “essere più buono coi genitori”.
Questo era Gasby e questi erano i suoi progetti di giovane americano dell’età del Jazz: studio e sport e buoni propositi. Sono gli stessi valori dei grandi atenei americani di cui dicevamo prima. Sono gli stessi valori dell’antica Grecia e dell’antica Roma di cui ha scritto Federica Negrini nella sua tesi.
Coloro che considerano lo sport una perdita di tempo, addirittura un nemico dello studio, non sono in difetto solo di qualche buona esperienza sportiva ma anche evidentemente di qualche buona lettura.

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