Tempus fugit

Pubblicato su Sciare, febbraio 2012

L’ultimo spauracchio per il movimento sciistico mondiale non è più il costante e irreversibile riscaldamento del Pianeta, ma l’invecchiamento in quota. Due fisici americani del Nist (National Institute of Standars and Technology, agenzia governativa degli Stati Uniti che si occupa di super tecnologie) hanno pubblicato sulla rivista Science la dimostrazione scientifica che in montagna il tempo corre più veloce. Più si sale, hanno scritto, più il tempo passa veloce. Quindi s’invecchia prima. Per sostenere la loro affermazione hanno compiuto un’esperienza di tipo galileiano. Hanno preso due orologi atomici ad altissima precisione con uno scarto tra loro pari a un solo secondo ogni 3,7 miliardi di anni; li hanno collegati attraverso un cavo in fibra ottica di 75 centimetri che garantiva l’assoluta precisione della trasmissione dei dati, e quindi hanno posto i due orologi l’uno a 33 centimetri più in alto dell’altro. Come di voleva dimostrare, quello più in alto correva più veloce. La ragione di ciò è semplice: in quota la gravità è meno influente. Il fenomeno è stato chiamato “dilazione gravitazionale del tempo”. In pratica i due fisici hanno calcolato che in una vita di 79 anni la persona che vive due gradini più in alto invecchia, rispetto a chi vive due gradini più in basso, di 90 miliardesimi di secondo in più. A 318 metri di altezza, la differenza sale a 104 miliardesimi di secondo in più. E così via… Poiché di questi tempi per trovare la neve bisogna salire davvero in alto, i giornali di tutto il mondo hanno dato la notizia nel solito modo con cui si danno le notizie affinché queste vengano lette e, soprattutto, i giornali venduti, ovvero in modo tragico: in montagna, hanno scritto, si muore prima! Ecco l’ineccepibile conclusione. La vecchia cara montagna, luogo salubre e incontaminato, dove gli uomini da sempre si sono rifugiati per coltivare lo spirito e il corpo attraverso gli sport che in essa si praticano, non esiste più. Chi credeva che le vacanze in montagna volassero per effetto del piacere e del divertimento di vivere all’aria aperta praticando uno degli sport più belli ed emozionati, qual è lo sci, era in grossolano errore. In montagna il tempo vola perché corre più veloce. Scientificamente più veloce; non psicologicamente percepito più veloce, perché più gradevole e gioioso. E così avvalorati dalle ultime scoperte scientifiche, i media hanno rincarato l’attacco alla montagna, la quale pare abbia tutti i mali del mondo. Non c’è più neve, i ghiacciai si ritirano, la natura muore contaminata dal progresso e dall’abbandono di chi un tempo la curava, i micidiali raggi UV vi imperversano bruciando la pelle e facendo venire i tumori a chi si espone. Adesso è addirittura afflitta da “dilatazione gravitazionale del tempo”, fenomeno che consuma la vita a chi la frequenta. Ma che minchiate! Che assurdità! Tra il signor Rossi che ha 79 anni e non è mai andato a sciare e il signor Bianchi che non si è perso un inverno sugli sci e all’anagrafe ha pure lui 79 anni, la differenza è appena di qualche centinaio di miliardesimo di secondo in più di vita vissuta per il signor Bianchi, un battito di ciglia, forse meno. Un’inezia assolutamente trascurabile rispetto ai piaceri che dà la montagna e alla gioia che procura lo sci. E infatti non oso pensare che uno solo tra gli adepti dello sci possa smettere per una ragione tanto irrilevante come questa, da cui invece va tratta la dimostrazione, ovviamente scientifica, di quello che ho sempre pensato: chi scia e frequenta la montagna, avendo il tempo che corre più veloce, è sempre un po’ più avanti degli altri, e della vita e dei suoi diletti capisce sempre qualcosina di più. Resta comunque il fatto, tragico di per sé, che nel terrorismo mediatico di cui siamo quotidianamente afflitti, dove tutto è male e morte, anche la montagna e i suoi sport sono un innocente bersaglio.

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