La morte di Gino Soldà

Pubblicato su Sportivissimo – giugno 2011

È l’8 novembre 1989: Gino Soldà, il grande alpinista vicentino, muore sul suo letto di casa. Inizia dal racconto dell’ultimo giorno di vita, il più bel libro che sia stato scritto su Gino Soldà. L’autore è Tommaso Magalotti e l’editore è Nuovi Sentieri di Falcade, Belluno. Il libro è bello per tante ragioni: è scritto bene, è completo, ha quel tono da opera definitiva sulla vicenda umana e sportiva di Soldà che ce lo fa leggere già come un classico. Inoltre l’autore ha il talento di raccontare, parallelamente alle vicende biografiche del protagonista, la storia del suo tempo, dall’Italia fascista degli anni Venti e Trenta a quella degli italiani che fecero la Resistenza; da quella dei grandi sogni tricolori di gloria, quale fu la conquista del K2, a quella del boom economico delle prime vacanze di massa in montagna e sulla neve. Leggerlo è un modo per rivisitare, attraverso le lunghe camminate di Gino, quasi un secolo della nostra storia recente. Ci sono tante cose da dire su questo libro davvero ben fatto, ma qui mi preme soffermarmi sulla sua prima pagina. Diceva Pontiggia in una sua lezione di letteratura che l’inizio di un libro è sempre il paragrafo più pensato. Magalotti ha scelto di iniziare la storia di Gino Soldà raccontando il suo ultimo giorno di vita. Partire dalla fine per raccontare l’epopea di un grande scalatore che ha sfidato la morte in infinite imprese al limite e che è spirato a 82 anni compiuti sul suo letto di casa, non lascia dubbi sulla misura del suo essere stato un vincitore.
Così inizia il libro: “8 novembre 1989. Era appena suonato mezzogiorno. Nella casa di via Griffani a Recoaro, la tavola per il pranzo era già stata apparecchiata. Di lì a poco, come del resto tutti i giorni, Gino e Lena avrebbero consumato il loro pasto. Senza dir nulla, a un certo punto, Gino aveva lasciato la cucina dirigendosi verso la camera da letto. Lena, intenta al suo lavoro, sentendo improvvisamente un rumore come da stramazzo, corse nella camera. Gino era riverso a terra senza coscienza. Dato l’allarme, giunse Giannina, la moglie del figlio Manlio. Venne subito chiamato il medico che arrivò nel giro di pochi minuti. Praticò il massaggio cardiaco. Gino non si riprendeva… Ore 12,15. Il cuore di Gino Soldà, dopo 82 anni e 8 mesi di battiti, si era spento per sempre”.
Forse è andata davvero così, ma io sapevo un’altra versione di quel mezzogiorno in via Griffani, questa: sono appena scoccate le dodici e Gino è seduto a tavola con la moglie Lena. Mangia poco, Lena non ci bada, i vecchi mangiano sempre poco. Poi Gino si alza per andare a fare un pisolino. I vecchi fanno così, anche quelli che da giovani spostavano le montagne con la loro forza. Gino raggiunge la camera ma non si corica subito sul letto, prima si cambia d’abito. Toglie quello che ha addosso e si mette il suo miglior vestito, quello scuro con la camicia bianca. Quando Lena entra nella camera per vedere se dorme sereno, lo vede vestito come uno sposo.
Non ho mai verificato se questa versione fosse vera o meno. Mi sarebbe stato facilissimo farlo. Manlio e Giannina sono amici, avrei potuto chiedere a loro. Non l’ho mai fatto. Non mi ha mai interessato verificare quella che per me è la sola vera morte di un uomo come Gino Soldà, un uomo che conosceva profondamente se stesso. Dopo aver passato una vita a confrontarsi con il limite estremo delle proprie possibilità fisiche e mentali, egli ha capito, in quel mezzogiorno dell’8 novembre 1989, che un battito così lento il suo cuore non lo aveva mai avuto prima, ha capito che questa volta era finita per davvero – uno sportivo sa qual è il suo limite – e allora fa quello che deve fare: raccoglie le sue ultime energie per farsi trovare pronto, come uno sposo.

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2 Comments on “La morte di Gino Soldà”

  1. 1 Graziano Trevisan said at 2:55 pm on April 30th, 2013:

    Sono il nipote di Gino, figlio di Alfonso fratello di Lena.
    Che emozione leggere quello che ho appena letto. Lo zio Gino mi ha insegnato a sciare che avevo tre anni. Abitavo in via Griffani a 20metri dalla sua casa, e quante scioline di tutti i colori mi ha regalato. Un grande amico, un grande uomo. Ciao zio Gino

  2. 2 Francesco Ristori said at 8:27 am on September 21st, 2014:

    La mia veneranda età mi consente di spaziare tra i miei ricordi, e tra questi, mai sopito, quello dell’incontro con Gino Soldà a Ponte di Legno, nel febbraio 1952, in occasione dei Campionati Italiani di Sci Alpino del CSI, dove accompagnava il figlio, iscritto a quelle gare. Non so se fosse Manlio, ma se lo fosse gradirei un colloquio con lui per vedere se è possibile ricomporre una vicenda che seppi proprio quella sera e che riguarda Giovasnni Faustinelli, anch’egli presente in quel piccolo locale davanti ad un bicchiere di grappa. Ho sempre serbato un grande ricordo di quel grande Uomo!!!


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