Dimmi come litighi

Pubblicato su Sciare -  2009

Dimmi come litighi, è ti dirò se con gli sci diventerai un campione. Non c’è esperienza migliore del litigio per capire il livello della propria intelligenza, anche della propria intelligenza sciistica. Che cos’è, infatti, se non un litigio tra lo sciatore e gli sci quello che accade in una curva mal fatta, in una gara sbagliata. A proposito dei litigi, Goethe ha scritto che quando due uomini litigano, si ritiene giustamente colpevole il più saggio. Se al posto di un uomo, c’è un attrezzo, l’affermazione di Goethe è ancora più valida di quello che già è. Eppure, raramente ammettiamo che siamo noi e non i nostri sci ad aver sbagliato. Non li cambieremmo a stagione iniziata, non ne modificheremmo l’impronta, portandoli in pellegrinaggio dal guru di moda per benedirli con un trattamento speciale, se così non fosse. Cambiamo loro, non noi, come se non sapessimo che possiamo cambiare tutto, dagli sci al partner, dal lavoro al nostro stile di vita, senza che la nostra sciata o esistenza cambi di una virgola. Evidentemente siamo meno saggi dei nostri sci.
Eric Schmidt, amministratore delegato di Google, è solito rivolgere una domanda preliminare a chi fa un colloquio con lui per essere assunto: “quali errori ha fatto nella sua carriera?” Se il candidato risponde “nessuno”, lui replica, “mi dispiace, lei non è adatto a lavorare con noi”. Chi ritiene di non aver mai commesso errori, non conosce cosa significhi migliorarsi. Se non fosse così, l’agonismo, che porta la sciata al suo massimo rischio d’errore, non sarebbe formativo com’è rispetto alla assai più tranquilla sciata in campo libero. Ecco perché Goethe dà colpa al più saggio tra i due litiganti prima ancora di chiedersi le regioni del litigio. Il saggio non è mai vittima del proprio orgoglio. Anzi, egli sa che l’amor proprio può danneggiarlo, privandolo di un’importante occasione di crescita.
Ci sono sciatori, spesso agonisti, che non ammettono di fare certi errori. All’allenatore che glieli indica, fanno sì con la testa ma dentro di loro non scatta la voglia di lottare per migliorarsi, semplicemente perché non vogliono ammettere di sbagliare. Sono sciatori orgogliosi che continueranno, discesa dopo discesa, a litigare con i propri sci senza rendersi conto che saranno sempre loro a perdere. Ci sono sciatori, al contrario, che conoscono perfettamente i loro difetti al punto che sanno addirittura anticiparli all’allenatore. Sono, diremmo, sciatori saggi tre volte: perché non sono vittime del loro orgoglio, come vuole Goethe; perché riconoscono i propri errori, come vuole Socrate; perché arrivano addirittura a verbalizzare e comunicare i propri limiti, come vuole Freud. Eppure essere saggi tre volte non basta ancora. Bisogna, dopo l’atto di umiltà, dopo il conosci te stesso, dopo la confessione di ciò che si è, avere la forza di darsi delle regole per non commetterli più. Dopo l’ultimo litigio che regola ti sei dato?

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