Non basta la disciplina

Pubblicato su Sciare – 2006

C’è una specie di credo nel mondo dello sport secondo cui senza disciplina non vengono i risultati. Il vero talento, scrisse un tale, è essenzialmente una volontà ferrea, che è un altro modo per chiamare la disciplina. Thoni, Stenmark e Girardelli, che dormiva sulla vetta della Val Senales per allenarsi dalle 6 alle 9 prima dell’apertura degli impianti e per gli anni in cui sciò non vide altra persona che il severissimo padre Helmut, furono oggettivamente dei campioni di disciplina. Per molto tempo, insomma, è sembrato che la formula magica per vincere contenesse un bel tot di rigore. E così lo sci agonistico si è portato appresso la convinzione che per diventare forti fosse necessario avere allenatori severi, che dessero poche confidenze, che fossero dei duri com’è duro l’inverno in montagna. Basta osservare come lo sci agonistico fosse, fino a qualche stagione fa, ingessato anche nell’abbigliamento, soliti colori, solita divisa, soliti caschi. Una tristezza infinita. Confrontare un giovane sciatore con un giovane snowboardista era come confrontare Maria Goretti con Claudia Schifter. Una tristezza infinita. Nemmeno l’urgano Tomba riuscì a portare un po’ di leggerezza. Certo, sapeva fare show al parterre dopo una vittoria e magari arrivava in pista un po’ più tardi degli altri, ma il canone rimase sempre quello sia perché anche Tomba faceva parte di un corpo militare che lo obbligava a un certo modo di essere, sia perché Tomba aveva una sciata che era la massima espressione della disciplina sul piano tecnico. Era il figlio ideale di Stenmark e il nipote di Thoni. Altra cosa da Bode Miller, che, invece, anche tecnicamente è uno spirito molto più libero. C’è uno studio condotto da un gruppo di sociologi dell’Università di Chicago che dimostra come i dipendenti allegri facciano aumentare il fatturato dell’azienda. C’è Google che nell’offrire nuovi posti di lavoro scrive questo messaggio: join us and have fun, unisciti a noi e divertiti. Infine c’è uno studio inglese in cui si sostiene che gli impiegati della City che vestono secondo la propria personalità lavorano meglio e con miglior profitto. Cosa sta succedendo? La regola di essere disciplinati forse non funziona più? Nello studio di Chicago si avanza l’ipotesi che la formula vincente sia di combinare il vecchio spirito severo della morale protestante con la rivoluzione giocosa degli anni ’60. La ricerca è intitolata Lutero e i Rolling Stones. Assoluto rigore e voglia di fare casino. Se da un lato si fa l’elogio degli incontri presso la macchina del caffè, che risultano più proficui delle ore trascorse seduti alla propria scrivania (Nietzsche, perché affetto da emicrania, aggiungo io, pensò tutta la sua filosofia all’aria aperta) dall’altro lato non si dimenticano i benefici della disciplina, dell’assoluta osservanza dei propri doveri. Lavorare e divertirsi; sciare e divertirsi è la soluzione ideale. Dovremmo, allora, pensare a uno sci club un po’ più funny e meno ‘monocaratterizzato’, cioè uno sci club in cui non si fanno solo e soltanto pali, ma dove, al contrario, si sta assieme, si scherza, ci si confida, si va a correre o ci si organizza per andare al cinema. Dove si sta bene, ci si diverte, si è tutti felici e, ovviamente, si vince. Una specie di Sci Club Paradiso, mi pare di capire.

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