La parola “Maestro”

Pubblicato su Sciare, 15 ottobre 2018

La parola “maestro” è tra le più belle della lingua italiana. La si usa per indicare la capitale d’Italia: Roma è la città maestra; per indicare l’albero più alto della nave, senza il quale qualsiasi imbarcazione a vela diventa ingovernabile;  la si usa per chi ti insegna a sciare. Quando fu scelta dall’ingegnere Pietro Ghiglione, primo responsabile tecnico della Fisi, per indicare coloro che avrebbero insegnato agli appassionati di montagna l’arte di scendere dai pendii innevati con gli sci ai piedi, era il 1932 e in certi paesi alpini non c’erano nemmeno i maestri di scuola elementare. I maestri di sci non si sono chiamati così per analogia ai maestri di scuola, semmai ai maestri del mondo antico, quei dotti precettori che insegnavano al proprio discepolo l’arte di pensare. Aristotele, per esempio, maestro di Alessandro Magno. Tanta roba, insomma.
La parola “maestro” è bella perché in sé contiene tutto quello che deve essere chi ci guida alla conoscenza. Viene dal latino “magister”, che è parola composta da “magis” e da “ter”. Il primo significa “più”, il secondo è un suffisso che, oltre a indicare i mestieri e le professioni, richiama il numero “tre”. “Maestro” quindi è la professione di colui che è “più”, ma anche di colui che è “tre volte più”!
Attenzione! Non, però, nel senso banale di essere tre volte il più bravo. Come a dire: il maestro di sci è tre volte più bravo a sciare rispetto a chi maestro non è. Ma nel senso che il maestro di sci è il “più” nelle tre dimensioni del sapere umano: il Vero, il Bello, il Bene relativo allo sci. Esattamente come lo era Aristotele per Alessandro nell’arte di vivere. Tanta roba, decisamente.
Il maestro di sci propriamente detto è quindi colui che possiede la Verità tecnica della curva perfetta; è colui che sa dimostrare la Bellezza della sciata composta e armoniosa; è colui che vive nel Bene, rispettando i valori etici della montagna, che gli appartengono nel profondo.
Da quell’inverno del 1932-33 in cui furono formati i primi maestri di sci, la via perseguita, prima dalla Fisi, poi dai Collegi fu sempre quella dei “tre più” e oggi, a distanza di tanti anni da allora, il titolo di maestro di sci è un titolo di valore, affermato e riconosciuto come nessun altro tra le professioni sportive.
Negli ultimi anni, però, è arrivata l’Europa con gli insegnanti di sci dei vari paesi europei suddivisi in livelli. Altre storie, poca roba. Nella grande Austria dello sci, per esempio, sono solo un migliaio i maestri di massimo grado paragonabili ai maestri italiani, tutti gli altri, decine di migliaia, sono di livello inferiore. E l’Austria è l’Austria. Nella stragrande maggioranza dei casi chi insegna lo sci in Europa è lontano anni luce dal significato profondo dei “tre più” contenuti nella parola “maestro”… che è tra le più belle della lingua italiana.

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