Tra 50 anni “Sciare” sulla luna

Pubblicato su Sciare, gennaio 2016

Quando il direttore di Sciare mi ha passato il microfono sul palco dello Ski Pass di Modena durante la festa per i 50 anni della rivista, beh, in quei cinque minuti avrei voluto dire tutto. Tutto ciò che Sciare è stato per il movimento dello sci italiano in quest’ultimo mezzo secolo. Non credo di esserci riuscito. Perché ho detto questo, partendo da una frase dell’editoriale del primo numero della stagione, in cui si diceva che 17.050.000 erano le copie di Sciare pubblicate in questi 50 anni: “se consideriamo”, ho iniziato, “che in un foglio da macchina da stampa in piano 70 x 100 centimetri, ci stanno 16 pagine di Sciare e tenendo conto che le copie pubblicate in questi 50 anni sono un po’ più di 17 milioni, facendo una media di circa 150 pagine per numero”, parlavo così e mentre lo facevo, ho incrociato lo sguardo del fondatore della rivista, Massimo Di Marco, che pareva interrogarsi su dove stessi andando a parare, “beh”, continuai, “moltiplicando il numero di copie per le pagine di ogni uscita e dividendo il tutto per 16, otteniamo quanti fogli di carta sono stati usati in questi 50 anni. È un numero pazzesco, che, trasformando i centimetri in chilometri, idealmente compone un tappeto di carta intarsiato di parole e immagini sullo sci largo 70 centimetri e lungo oltre 160 mila chilometri. Il che vuol dire una lunghissima scia bianca in grado di avvolgere per ben 4 volte la circonferenza terrestre, in cui, parola dopo parola, scatto dopo scatto, ci sono le emozioni, i pensieri, le riflessioni, i fatti, le tecniche, le imprese, i materiali, le invenzioni, i luoghi, le persone, in una parola, il mondo dello sci. Miliardi d’idee e miliardi di notizie; miliardi di nomi e d’immagini: Sciare ha avvolto per 4 volte il mondo per raccontare il mondo dello sci. I nomi dei più grandi campioni e le foto delle loro irripetibili discese sono impresse in quell’infinita striscia di carta, per trovarvi esistenza e memoria, per diventare storia, la grande storia dello sci”. Aggiungo qui: nelle ore precedenti alla festa, prima che fosse trasmesso il filmato che ripercorreva in un ideale parallelo le vittorie azzurre e le copertine di Sciare, prima della passerella dei campionissimi dello sci che sono venuti a fare i loro auguri alla rivista, ero rimasto colpito da come Gustavo Thoni e Piero Gros, Carletto Senoner e Marc Girardelli, Claudia Giordani e Giustina Demetz, Ninna Quario e Isolde Kostner a distanza più o meno di tanti anni dalle loro vittorie ricevessero dai frequentatori della fiera ancora tanta stima, tanto affetto. Ero rimasto colpito dal loro essere ancora divi ammirati e fotografati, come se il tempo delle loro imprese non fosse mai trascorso. Poi, guardando tra la commozione generale il filmato delle loro discese e le copertine di Sciare a quelle dedicate, è parso chiaramente quanto la rivista avesse fatto la sua parte per creare il loro mito. Non ci sarebbe Ulisse senza Omero. Non ci sarebbe memoria senza la parola scritta, senza la parola letta, senza la carta stampata. “Un giro completo della Terra ogni 12 anni e mezzo”, ho continuato il mio intervento “per raccontare lo sci italiano e lo sci mondiale, e farne ricordo, memoria, immortalità. Che è la cosa più alta. Ecco, con altri 50 anni i chilometri di quel tappeto di carta diventeranno 320 mila, allora la scia di Sciare sarà arrivata sulla Luna per dire che cosa è la passione di sciare per noi che sciamo sulla Terra”.

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